Campania: i dati della crisi

di Giovanni De Falco, Ires Campania

Sebbene in termini assoluti il numero di imprese presenti nella regione sia il secondo in Italia (quasi 460.245 unità al 31-12-2007), rapportando questo valore alla popolazione residente si ottiene un valore della densità imprenditoriale (7,92 imprese ogni 100 abitanti) che è appena il quartultimo in Italia.

Il settore caratterizzante l’imprenditoria campana è senza dubbio il commercio visto che ben 36,6 imprese su 100 operano in questo contesto. Rilevante anche il peso dell'industria in senso stretto con il 10,2%.

Esistono poi altri settori che, pur non facendo registrare un peso rilevante in termini relativi, forniscono un contributo notevole all’economia campana. Tra questi settori troviamo trasporti, alberghi, che segnano un buon numero di giornate di presenza (7° valore più alto) e servizi alle imprese. Scarsa invece la presenza di aziende agricole (16,7%), che fanno segnare la più bassa incidenza del Sud. Per quanto riguarda il ruolo svolto in termini di imprese dall’artigianato, la Campania si segnala come l’ultima regione del Paese con il 16,6% di incidenza sul totale delle attività.

I segnali provenienti dal mondo del lavoro della Campania non sono confortanti. Il livello complessivo della disoccupazione, sebbene in calo, si attesta all’11,2% ed è il secondo maggior valore del Paese. L’analisi del livello di occupazione per settore fa registrare una notevole quota di addetti operanti in settori al di fuori dell’agricoltura e dell’industria (70,6% del totale).

Il dato riguardante il Tasso della Popolazione Attiva, per la prima volta (unica regione in Italia), scende sotto la soglia del 50% (per la precisione 48,7%).

Data la rilevanza della regione in ambito nazionale il contributo dell'economia campana alla formazione del valore aggiunto del Paese è piuttosto significativo e pari al 6,23% (settimo maggior valore in ambito nazionale e primo del Sud). Sono però le misure relative a dare una idea più precisa della situazione della regione: la lettura di questi indicatori però non fornisce un quadro soddisfacente.

Il Pil pro-capite ammonta a 16.797 euro, un dato che oltre ad essere nettamente più basso della media nazionale (25.837 euro), non riesce a spiccare neanche nell'ambito dell'Italia Meridionale (dove il dato medio è pari a 17.521 euro).

L'analisi del contributo dell'artigianato alla formazione del valore aggiunto regionale mette ancora una volta in risalto lo scarso peso del settore: solo il 7,9% del Pil campano infatti proviene da queste imprese.

Da segnalare infine l’incidenza del settore commercio: questo assume un valore pari a 24,3% del Pil campano a fronte di un peso pari al 36,6% sul totale imprese.

I dati della crisi in Campania risultano essere i peggiori tra le regioni meridionali e per il Mezzogiorno complessivamente si allarga la forbice negativa nei confronti delle aree forti del centro nord e dell'Europa.

Sono 1.400 gli ex dipendenti di aziende di telecomunicazione fuori da ogni ammortizzatore sociale. Su 20.814 lavoratori di 119 aziende, per 377 interinali non c'è conferma di contratto, per 1.930 c'è la Cigs, per altri 1.524 la mobilità. Per 1.510 Cigs in deroga e per 10.375 la Gic. Fuori dalla crisi restano soltanto poco più di 5.000 addetti (quasi il 25% sul totale).

Senza ammortizzatori sociali, a gennaio verranno licenziati i metalmeccanici di Formenti, Unicom e Morteo di Caserta, dell'Ideal Clima di Salerno, dell'Ixfin di Marcianise (circa 800 persone) e una larga fetta delle Tlc (Sielte, Valtellina, Site, Ciet, Tecnosistemi) che ha già aperto una procedura di mobilità per i cantieri chiusi e di esuberi per quelli aperti. Il settore più colpito fino a oggi in Campania è quello dell'automobile. Nel nuovo piano di massiccio ricorso alla Cig della Fiat nel settore auto gli stabilimenti campani sono quelli più colpiti.

Alla Fiat di Pomigliano d'Arco si è lavorato solo nella prima settimana di dicembre, dopo una fermata per tutto il mese di novembre, con il rientro previsto il 12 gennaio prossimo. Interessate 4.900 persone. Alla Fiat motori (FMA) a Pratola Serra (Avellino) l'attività rimarrà ferma fino al 12 gennaio interessando circa 2.000 lavoratori.

Complessivamente sono circa 10.000 i metalmeccanici del settore auto che sono interessati alla Cig. La previsione di Fiat per il 2009 è di un ulteriore calo tra il 10 e il 20% rispetto al 2008 per l'insieme delle attività del Gruppo.

Sono previsti effetti della crisi anche per il settore elettrodomestici: un calo produttivo e il ricorso alla Cig è previsto dalla Indesit già nei prossimi tre mesi. La Whirlpool ha annunciato un piano esuberi che avrà ripercussioni anche in Campania. Si moltiplicano, nelle ultime settimane, le procedure di Cig e mobilità nel settore metalmeccanico, con chiusure di stabilimenti come la Cablato di Avellino (105 dipendenti), la SLS di Caserta (80 lavoratori), la O.I. Napoli Stampi (50 dipendenti).

Inoltre centinaia sono i licenziamenti che stanno riguardando precari, interinali e il tempo determinato.

Le situazioni di crisi investono vari settori e, in maniera omogenea, le cinque province della regione. Il calo dei consumi si avverte in particolare nel comparto alimentare ed in quello della grande distribuzione, mentre i provvedimenti contenuti nella Finanziaria si fanno sentire soprattutto nel settore pubblico e nella scuola.

Sul fronte dell'istruzione, solo a Napoli sono un migliaio le supplenze tagliate per il prossimo anno scolastico, mentre 1.500 sono i precari della sanità a rischio in Campania e 5.000 gli esuberi nei Consorzi di bacino per l'igiene ambientale.

Il sindacato segnala anche possibili problemi per il taglio dei posti letto nella sanità privata e la "difficile" situazione nei call center.

Passando alla mappa delle crisi provincia per provincia, ad Avellino la Cgil segnala i "forti effetti" della crisi dell'indotto auto. L'asfissia del mercato e la conseguente Cassa integrazione decisa da Fiat per tutti gli stabilimenti, compreso quello di Pomigliano d'Arco, non potevano non farsi sentire. E così anche la FMA di Pratola Serra va in Cassa integrazione, per tre settimane. In Irpinia la crisi riguarda anche la concia e il manifatturiero.

Nel Sannio sono quasi 1.500 i posti di lavoro a rischio. Trecento alla FIL di Sant'Agata dei Goti, azienda di lavorazione del tonno, 150 nell'area di cablaggio di Limatola, 450 al polo tessile di Airola ed alcune centinaia nel settore della grande distribuzione commerciale e nel distretto industriale di San Marco dei Cavoti.

A Caserta la situazione resta difficile alla Ixfin, alla Finmek alla Morteo, alla ex Alcatel e al polo tessile di San Leucio.

Per quanto riguarda Salerno, infine, è ancora crisi alla Ideal Clima, alla Mcm, alla Finmek di Pagani e, nel settore edile, alla Traci.

A Napoli, infine, il settore metalmeccanico presenta situazioni a rischio: non solo la Fiat di Pomigliano, ma anche l'Atitech di Capodichino, interessata dal ‘Piano Fenice’ varato dal Governo per far rinascere Alitalia.

A livello di singoli settori, la Cgil denuncia come la mancanza di semola stia provocando problemi ai pastifici campani. Stessa situazione alla Algida (gruppo Sagit – Unilever) di Caivano dove le scorte di magazzino, per il calo dei consumi, rischiano di provocare uno stop alla produzione.

Negli ambienti degli operatori economici campani si parla da tempo di diffusi disinvestimenti, sia nel settore manifatturiero che in quello distributivo. Sono cresciute recentemente le indiscrezioni che riguardano la crisi della grande distribuzione ed in particolar modo l'attenzione si è concentrata sui copiosi investimenti fatti negli ultimi anni dal colosso della cooperazione italiana. Nell'ultimo quinquennio le Coop avevano inaugurato nella regione centri commerciali e ipermercati sollevando forti perplessità tra gli addetti ai lavori sul rientro in tempi di medio periodo degli stessi investimenti. La dilatazione della tempistica dei business plan si è poi estesa a causa dell'attuale crisi economica mondiale inducendo i pur coraggiosi soci della Coop a dismettere o razionalizzare gli asset. Unicoop Tirreno avrebbe valutato anche l'ipotesi di vendere tutti e quattro gli ipermercati campani avviando colloqui con due concorrenti, Despar e Megamarket. Alla fine probabilmente saranno ceduti solo tre negozi e un ipermercato conservando, per il momento, gli altri punti vendita presenti nella regione. D'altra parte le perdite accumulate sono elevate e la forte disoccupazione territoriale e i bassi redditi pro-capite non lasciano presagire ai manager Coop alcun cambiamento.

Destino duro, poi, per l'assetto della Atitech, la società partenopea del gruppo Alitalia che si occupa di manutenzione degli aerei, che è oggetto di una proposta di acquisto da parte di una cordata napoletana con a capo Gianni Lettieri e la sua società IeS Med. I lavoratori ed i rappresentanti sindacali hanno pubblicamente dichiarato di non avere fiducia nei potenziali acquirenti. Eppure da decenni si parla di incentivare l'impegno degli imprenditori campani sul territorio.

A questo punto si delinea sempre di più un quadro economico regionale molto debole che ha nella riduzione del numero degli investitori e nell'accrescimento della sfiducia verso gli imprenditori locali le due caratteristiche emergenti.

www.energie-nuove.com giugno 2008

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