Bagnoli e le visioni metropolitane.

di Gianni De Falco, direttore Ires Campania.

 

Nella ripresa discussione su Bagnoli e sulla necessità di rivisitare la strumentazione urbanistica comunale viene a mancare una necessaria visione metropolitana dei fatti.

Bagnoli non rappresenta soltanto un elemento di trasformazione della città, una funzione territoriale che finisce costretta tra la collina di Posillipo e la piana di Agnano. Se così fosse non servirebbe a nessuno.

Bagnoli rappresenta, invece, l’occasione di ridisegnare funzioni e valori territoriali per l’intera area flegrea. Di questo nessuno parla!

Ma, d’altra parte, “visioni metropolitane” nelle strumentazioni urbanistiche comunali dalle nostre parti non si sono mai viste. La gestione del territorio nell’area metropolitana napoletana sembra ferma ad una logica medioevale (ma è una tendenza assai diffusa in Italia) dove i confini dei nostri comuni, piccoli o grandi che siano, sembrano diventare mura invalicabili e le ipotesi di sviluppo, sociale ed economico, restano ristrette essenzialmente nell’area intra moenia, affidate a politiche autosufficienti e, per questo, asfittiche quanto basta.

Ma la discussione su Bagnoli si limita alla proposta di ridurre le funzioni alberghiere, ridimensionare gli insediamenti a carattere terziario, eliminare il porto canale (evviva!), non toccare la colmata (per farne che cosa?) e aumentare le volumetrie a funzione abitativa… quest’ultima idea è l’unica vera funzione di “sviluppo” (e guadagno) che ha guidato l’impresa napoletana da sempre.

Perfino De Lucia sembra arrendersi all’evidenza e si appella a chi dovrà decidere difendendo strenuamente due soli punti di fondamentale importanza: la realizzazione del parco ed il rispetto delle volumetrie.

La Variante generale, all’epoca fiore all’occhiello della prima giunta Bassolino, fu da subito ridimensionata, e praticamente accantonata, non da altra giunta di opposizione ma dalla stessa giunta (la seconda) Bassolino.

Molti di coloro che invocano decisioni su Bagnoli sono tra gli attuatori di questa politica autodistruttiva e non decisionista.

Torna ad intravvedersi quella “urbanistica dei promotori”, in assenza della politica di governo, che ha (dis)fatto l’urbanistica cittadina negli ultimi anni. Le stesse facce, le stesse argomentazioni, le stesse idee (!), gli stessi interessi.

Ha ragione Gravagnuolo (Corriere del Mezzogiorno 6.3.09) nel rilevare e sottolineare come, da tempo, si sia interrotto il dialogo tra il Palazzo e i cittadini. A questo aggiungerei che, da tempo, è venuto a cadere il rapporto di fiducia e di stima tra il cittadino ed i suoi governanti.

Un suicidio politico avviatosi con un non trascurabile evento: lo scontro tra Ada Becchi Collidà, vicesindaco e assessore alla viabilità, e Giosuè Candita, all’epoca comandante dei Vigili Urbani difeso e confermato da Bassolino. Un taxista, soltanto qualche giorno fa, ricostruendo a suo modo la parabola del “rinascimento” napoletano affermava: «dottò, qua l’unico assessore che ha fatto qualche cosa pe’ sta città è stata ‘a Collidà e nisciuno ‘a capito niente. ‘A quanno se ne gghiuta è fernuto tutte cose!» c’era un senso di sconforto nelle sue parole, soprattutto per quel che poteva essere e non è stato nella nostra città. Se “la legalità è la prima condizione per lo sviluppo” quell’episodio negò, agli occhi di molti, questa affermazione.

Su Bagnoli, a distanza di anni, ancora nessuno ha definitivamente indicato percorsi di recupero e di sviluppo. Quel che suggerisce la Variante generale, infatti, sembra non aver peso, De Lucia difende strenuamente l’onore e “Fort Alamo-Bagnoli”…

La visione metropolitana di Napoli è quella che è, d’altra parte oggi avere visioni è da pazzi o da “impasticcati”…

 NotizieSindacali.com 07-03-2009

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