Se non c’è pane… allora brioches.

Gianni De Falco, direttore Ires Campania

 

In una delle ultime puntate de “La squadra”, telefilm poliziesco prodotto da mamma Rai, viene denunciato uno “storico” delitto commesso ai danni dei consumatori: l’adulterazione di prodotti alimentari, in particolare rispetto a quello più diffuso: il pane.

Venduto, senza alcuna garanzia sanitaria, in auto (come nel telefilm conservato e viaggiato nel portabagagli) o su carrettini e bancarelle, o su altri mezzi privi dei necessari requisiti, nei mercatini rionali.

Certamente a prezzi convenientissimi rispetto a quelli commerciali, in alcuni casi addirittura alla metà del prezzo di mercato… ho assistito direttamente alla vendita di fragranti e caldi “palatoni” provenienti da chissà quali forni e impastati da chissà quali mani.

Il consumatore però è ben consapevole dei rischi ai quali potrebbe andare incontro e se, nonostante tutto, dovesse decidere di acquistare il “palatone”, o qualsiasi altro prodotto venduto in tali precarie condizioni commerciali e sanitarie, sa di “acquistare” anche i rischi connessi.

Differente è il problema del dilagare, anche in punti commerciali “regolarmente” autorizzati, di prodotti di dubbia provenienza. La certificazione della bontà del prodotto è solitamente affidata alla “fiducia” riposta nel rapporto consumatore - venditore e spesso, purtroppo, è una fiducia mal riposta.

Qualche tempo fa il nostro istituto realizzò una indagine sui consumi girovagando in differenti punti vendita analizzando le variazioni di costo di alcuni prodotti. Spesso la variazione del prezzo era collegata ad alcune particolari “condizioni” di vendita e in genere il prezzo di maggior favore si collegava alla mancata emissione dello scontrino e/o alla scarsa possibilità di ricostruzione della provenienza o della scadenza del prodotto.

Oggi, a tutela dei consumatori, anche a seguito dell’ottimo lavoro delle varie associazioni, sono state introdotte leggi e normative che dovrebbero garantire e tutelare la “buona spesa”. Dovrebbero, appunto…

Quanti di noi entrando in macelleria ha avuto la possibilità di leggere il cartellino di identificazione del prodotto? E in pescheria avete mai trovato un cartellino che segnali i prodotti surgelati e/o congelati? O rispetto ai ricercati “frutti” di mare la certificazione che ne attesti la provenienza da impianti di depurazione e decantazione? Io, francamente, no.

Con maggiore convinzione credo che il consumatore, anche quello più esperto e consapevole, è trascinato inconsapevolmente nel circolo vizioso del commercio “irregolare”.

Negli ultimi mesi, con l’aggravarsi della crisi economica, sempre più spesso capita di acquistare prodotti e non ricevere scontrino e sempre più spesso sono stato costretto a richiederlo, con buona pace e fastidio del commerciante.

Il fenomeno di sempre più ampia carenza di informazioni sulla provenienza dei prodotti e di sempre maggiore difficoltà a leggere le etichette con le scadenze previste dalla legge si ritrova nei “supermercati”, sempre più vicini alla dimensione di hard discount. Prodotti sconosciuti, di dubbia provenienza, di scarsa qualità.

Si afferma la convinzione (ma sono in molti a saperlo) che la gestione dei supermercati, almeno nelle aree più “popolari” della città, sia un “affare” di una o più famiglie di camorra che in questo modo trovano sbocco alla possibilità di “riciclare” alimenti adulterati e/o prodotti in imprese “irregolari”. Controlli? Neanche l’ombra… o addirittura, in molti casi, sono conniventi (e complici).

Sono stato testimone di un curioso episodio in prossimità del mercato di via S. Antonio Abate che qui riporto per le vostre considerazioni e riflessioni: svolgendosi in quell’area una attività commerciale assai variegata, dal lecito all’illecito, in alcune vie c’è la presenza di “piccole vedette” (sono sempre minorenni) con il compito di allarmare in presenza di eventuali (e scarsi) pericoli di controllo. Passando per una di queste vie udii il fatidico grido di allarme, rivolto a destinatari non meglio identificati «guagliùuu, ‘a finaaanza…», e per tutta risposta si levò una domanda «ma chi è ‘o russo o ‘o chiatto». Non ricordo bene quale fu la risposta e se, dunque, la squadra della finanza si potesse ricondurre all’uno o all’altro tipo, ciò che ricordo bene è che tornò subito la calma e nessuna mercanzia, comprese sigarette di contrabbando o dvd falsificati, fu nascosta e nessun ambulante (irregolare) fuggì a rotta di collo…

Anch’io giunsi alla vostra amara conclusione… e allora se alla domenica dovessi restare senza pane avrei una sola alternativa (del tutto legale): la brioche!

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