Il costo della fuga.

Gianni De Falco, direttore Ires Campania.

 

Un tariffario per lasciare le coste maghrebine che va da 1000 a 1500 a 2000 euro e oltre. Un tariffario per fuggire da Manduria. «Venti euro per essere accompagnati ad Oria, 200 euro per raggiungere Bari e 800 euro per arrivare al nord Italia».

Un mercato nero inquietante, che per pochi euro (tanti per loro) commercia vite, storie, affetti e perfino vita o morte, come spesso abbiamo registrato.

Nella testa mi gira e rigira un ritornello, quello di “Titanic” bellissima canzone di Francesco De Gregori, la ricordate? «La prima classe costa mille lire, la seconda cento, la terza dolore e spavento… E puzza di sudore dal boccaporto e odore di mare morto… E gira gira gira gira l'elica e gira gira che piove e nevica, per noi ragazzi di terza classe che per non morire si va in America…».

Un’America che si chiama Europa, si chiama Italia, Francia, Germania, che si chiama vita, e si chiama democrazia, si chiama pane e lavoro, si chiama (o così dovrebbe) dignità d’uomini…

Una volta a terra questa “America” si chiama tendopoli, permesso di soggiorno provvisorio, fame e sete, emergenza… e invece di sentirsi chiamare “fratello” (come tante volte mi è capitato di sentire nel loro intercalare) si sentono chiamare “immigrato”, negro, terrorista…

Le forme di accoglienza si traducono in una sorta di “crociera” senza meta e in (in)umani campi di concentramento, senza controllo, senza alcuna collaborazione ed assistenza… dove questa incredibile emergenza diviene sfacelo umano e sociale.

Le autorità non informano e forse non sanno neanche nulla di ciò che accadrà a questa gente rinchiusa a Manduria o a Santa Maria Capua Vetere… detenuti in attesa di giudizio.

Appena caduti i dittatori “amici” che contribuivano ad arrestare ed a internare i migranti nei paesi del Maghreb, le partenze sono diventate “esodo”, fuga di massa. Maroni ha prontamente evocato lo “stato di paura” l’emergenza terrorismo, senza lo straccio di una prova.

L’Italia reclama aiuti comunitari, invoca (invano) il Trattato di Lisbona dimenticando che nell’ultima versione questo dà una chiara indicazione: «l’immigrazione è un problema cui ogni Paese provvederà, in autonomia, alla sua soluzione», dimenticando, inoltre, di essere stata alla guida dei paesi che hanno maggiormente spinto per politiche di sbarramento. Questa è l’Europa che hanno voluto. Questa è l’Europa del PPE, questa è la “loro” Europa, purtroppo.

Le politiche di collaborazione con i paesi del Maghreb, in questi anni, si sono limitate ad accordi e politiche che hanno rafforzato il potere di regimi dittatoriali e corrotti, che hanno impoverito la popolazione ed hanno fatto prosperare soltanto gli affari della cricca di Ben Ali, di Gheddafi, di Moubarak e dei suoi amici, italiani e francesi in testa.

Nulla è stato fatto dal governo italiano, come dal resto dell’Unione Europea, per aprire canali di ingresso legale, favorire la mobilità delle persone (eccezion fatta solo per la nipotina di Moubarak, ndr) ed aiutare la transizione verso la democrazia nei paesi maghrebini. Tutti hanno guardato soltanto ai propri interessi di bottega. Adesso non ci si deve stupire che nessuno in Europa, come in Italia, conosca più il termine solidarietà e che la “suddivisione degli oneri” derivanti dagli ultimi arrivi di massa, e dai tanti che richiedono protezione internazionale, ottenga soltanto risposte burocratiche come quelle che Maroni ha ricevuto dalla Commissaria agli affari interni dell’UE Cecilia Malmstrom.

Occorre aprire canali umanitari per coloro che richiedono protezione internazionale e garantire il pieno rispetto delle convenzioni internazionali che salvaguardano la vita in mare. Basta con i respingimenti collettivi.

Ma soprattutto occorre riaprire canali di ingresso legale per lavoro e regolarizzare coloro che sono costretti da anni al lavoro nero e allo sfruttamento servile, sottrarre la mobilità umana al controllo delle organizzazioni criminali,  per aiutare veramente i paesi di emigrazione, e garantire sicurezza e coesione sociale in Italia ed in Europa.

Se i tentativi di instaurare la democrazia in quei paesi falliranno, e le responsabilità potrebbero essere in gran parte europee, allora veramente ci troveremmo di fronte ad un “esodo biblico`.

L’ultima proposta, quella più oscena che è venuta alla mente del Governo Berlusconi-Maroni-Tremonti-Bossi, consiste nell’invio di militari italiani in Tunisia per impedire le partenze dei migranti dalle spiagge di quel paese. Una idea che dà la misura della pericolosità di un Governo che pensa soltanto al “ventre grasso” della sua base elettorale e che ha già dimostrato, in innumerevoli occasioni, di avere uno sprezzo totale per la dignità e la vita dei migranti.

Con quali interlocutori si pensa oggi di stabilire nuove relazioni internazionali? E adesso si vorrebbero mandare i militari italiani a ristabilire l’ordine sulle coste tunisine. Con quali poteri? L’ennesima proposta demagogica di un governo che non sa più cosa inventare per respingere i migranti, ma sa benissimo come sollecitare i peggiori istinti della popolazione per salvaguardare il consenso elettorale.

Quanto sia valutata l’Italia di Berlusconi in ambito europeo è dimostrato dall’esclusione del nostro Paese dagli incontri internazionali organizzati per la valutazione della attuale fase di emergenza. Neanche invitati.

La politica dell’egoismo e della chiusura non produce convivenza, legalità, rispetto reciproco, il proibizionismo delle migrazioni arricchisce le organizzazioni criminali che lucrano sulla pelle dei migranti. Anche se Maroni lo ha negato per opportunismo politico, le organizzazioni criminali hanno da sempre sotto controllo il business dei viaggi della speranza verso l’Italia, sia sull’una che sull’altra sponda.

Le reti criminali sono sempre più ramificate e riescono ad inserirsi anche nei meccanismi, sempre più complicati, delle regolarizzazioni e dei decreti sui flussi.

è ancora forte il rischio di respingimenti collettivi, di espulsioni in contrasto con la direttiva comunitaria sui rimpatri (l’Italia è stata più volte condannata dalla Corte europea, chi ne sa qualcosa?), e soprattutto di detenzione amministrativa senza difesa legale ed in condizioni disumane o degradanti (anche su questo più volte condannata dalla Corte europea).

La criminalizzazione “a tempo” degli immigrati, imposta dalle nostre leggi e da prassi amministrative orientate sempre in senso restrittivo, al limite di negare la dignità delle persone,  malgrado gli interventi della giurisprudenza, avranno effetti devastanti sull’intero tessuto sociale. Ogni giorno che passa, con questi uomini al governo, tutto si tradurrà in anni di conflitto sociale che non sarà facile sradicare.

Di questo dovremmo avere tutti veramente paura anche se, in televisione, Maroni fa sfoggio di “buonismo” e qualcuno si è spinto ad offrire ai migranti soldi e biglietto per il ritorno in Patria, insomma, per dirla alla De Gregori: «Sior Capitano mi stia a sentire, ho belle e pronte le mille lire, in prima classe voglio viaggiare su questo splendido mare».

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