Storia minima (senza morale)

Storia minima (senza morale)

Francesco Fusco, presidente associazione Alter

 

mascherinaIl signor Rossi vive in Campania o nel Lazio, non fa differenza: certo, dovrebbe avere un cognome diverso, ma vogliamo evitare qualsiasi riferimento, seppur casuale, a persone esistenti. Il signor Rossi, dicevo, esce di casa come ogni mattina per andare a lavoro. Ovviamente indossa la sua mascherina, un po' civettuola in verità, con un motivo pied de poule. Percorre in fretta tre o quattro stradine completamente deserte e arriva, abbastanza affannato, al solito bar. È in anticipo, come sempre, perciò ha il tempo di sedersi all'interno, fare colazione e dare un'occhiata al giornale (il signor Rossi ha una certa età e legge ancora i giornali di carta, che tenero...).

 

 

Il bar è affollato come ogni mattina, tutti i tavoli sono occupati, il brusio della gente sovrasta il volume della televisione in fondo alla sala. Quando arriva il momento di andare via il signor Rossi rimette la mascherina, esce dal bar, attraversa la piazza semivuota e si piazza a un lato della pensilina. Sul lato opposto c'è una signora alta, attraente, con una vistosa mascherina stile animalier. Il signor Rossi vorrebbe attaccare discorso ma ha caldo, è tutto sudato (è ottobre ma sembra luglio) e la mascherina si attacca ai peli della barba rasata di fresco. Intanto arriva l'autobus, già bello pieno. Durante il tragitto il signor Rossi un po' si regge agli appositi sostegni, un po' si deterge il sudore dalla fronte con la mano, un po' si sistema meglio la mascherina sul viso; qualche posto più avanti un signore anziano rimprovera a voce alta un giovane immigrato che ha la mascherina abbassata sotto il naso. Quando entra in ufficio i colleghi lo salutano allegramente. C'è un bel fresco, le colleghe come al solito si lamentano dell'aria condizionata troppo alta ma nessuno dà loro retta. Il signor Rossi resiste ancora una mezz'ora con la mascherina indossata come da disposizioni vigenti, poi se la abbassa sotto il mento come hanno già fatto tutti gli altri (qualcuno, in verità, l'ha proprio tolta del tutto) e non la rialza fino a quando non esce dall'ufficio, alle cinque del pomeriggio. Il sole è ancora alto, fa caldo come se fosse agosto e il risotto alla crema di peperoni che ha preso al ristorante convenzionato si ripropone a minuti alterni. Per tutti questi motivi decide di scendere qualche fermata prima dall'autobus e di fare una bella passeggiata fino a casa. La tentazione di abbassare un po' la mascherina è forte, però la paura del contagio e di un'eventuale multa da 400 euro lo fanno subito desistere dall'insano proposito. Rientra a casa spossato, saluta rapidamente la moglie e i due figli e si fionda sotto la doccia. Durante la cena - abbastanza insapore in verità - guarda i titoli del Tg che scorrono sul televisore: il governo ha esteso a tutto il territorio nazionale l'obbligo di portare le mascherine all'aperto, obbligo che nella sua regione esiste già da diversi giorni, per merito di un governatore lungimirante e illuminato. Ciononostante, in maniera del tutto inspiegabile, i contagi continuano ad aumentare, nella regione come in tutto il paese. La colpa, senza ombra di dubbio, è di quei giovani sconsiderati che si ammassano nei localini del centro, senza distanziamento e senza mascherine. Ora il signor Rossi è stanco sul serio ma si ricorda che non ha fatto uscire il cane. Si rimette a malincuore scarpe e mascherina ed esce, di nuovo. Fa sempre caldo e Buck non si decide a fare i suoi bisogni. Sul lato opposto della stradina, intanto, passa il suo vicino con Spitz, un labrador di nove anni. Si salutano con un cenno del capo; prima si fermavano a scambiare due chiacchiere ma adesso non lo fanno più, meglio di no. Quando rientra il signor Rossi non si sente un granché bene e valuta seriamente la possibilità di prendersi un giorno dal monte ferie che ha accumulato negli ultimi mesi e di restarsene a casa l'indomani. Passa a dare un bacio sulla fronte di ciascuno dei figli e si infila finalmente nel letto. La moglie, girata su un fianco, russa debolmente.

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