Ricerca sociale e innovazione per lo sviluppo locale

copertina libroRicerca sociale e innovazione per lo sviluppo locale” è apparso in: Pasquale Iorio, Impresa sociale, innovazione e legalità, Ediesse, Roma, marzo 2010, è pubblicato per gentile concessione dell'editore. Tutti i diritti riservati © Ediesse Editore.

In Italia si sono sviluppati numerosi studi e iniziative sullo sviluppo locale1.

L’attenzione degli studiosi si è soffermata in particolare sulle caratteristiche dei distretti industriali e sulle problematiche dello sviluppo del Nord-Est del Paese.2

Negli ultimi anni numerosi studiosi3 – tra gli altri, Gianfranco Viesti, Paola De Vivo, Carlo Trigilia, Carlo Donolo – hanno iniziato a ragionare sul rapporto tra sviluppo locale e questione meridionale producendo notevoli stimoli alla discussione sul Mezzogiorno, a questi studiosi si è affiancata la stimolante opera di promozione di incontri e studi sui temi dell’innovazione territoriale svolta da AISLo4.

Innovare il Mezzogiorno

Vincenzo Esposito, (a cura di), Innovare il mezzogiorno,
prefazione Stefano Mollica
interventi di: Alfredo Budillon, Mariano D'Antonio, Paola De Vivo, Vincenzo Esposito, Enzo Giustino, Alfonso Marino, Mario Parente, Giuseppe Zollo.
Guida Editore, Napoli, 2008, € 9,00.

innovmezzcopQuarta di copertina

L’Italia è Sud, il Sud è l’Italia.

La Questione meridionale è un tema cruciale per definire l’identità del “sistema Italia”.

L’Amministrazione, l’innovazione, l’istruzio­ne, la legalità sono le vere questioni che riguardano l’intero Paese.

L’Amministrazione pubblica è poco efficiente, stenta a trovare piattaforme di integrazione di politiche e di progetti. L’Università stenta a produrre ricerca, a trasferirla al territorio. Le imprese sono ancora povere di valore aggiunto e di creatività innovativa. La “filiera della conoscenza” è in frantumi. La criminali­tà organizzata dissesta i territori.

Nel Mezzogiorno la situazione è più arretra­ta, compromessa, ma vi sono anche grandi risorse per il futuro di tutto ii Paese: giovani “high skilled”, senso dell’appartenenza, comunità coese, saperi locali significativi.

Il Mezzogiorno non cresce, ma sotto la pelle qualcosa si muove. I sistemi produttivi cam­biano e anche al sud vanno verso produzioni a maggior valore aggiunto e alta intensità tecnologica. Servono politiche “intelligenti” che leggano dentro i bisogni e sostengano lo sviluppo locale. Servono progetti territoriali di ampio respiro, metodi di gestione al riparo da lungaggini e finte partecipazioni e una classe dirigente competente e rigorosa.

Un poker di assi per la rinascita del Mezzogiorno

innovare mezzVa bene il tavolo dei governatori, a patto che si apra un dibattito strategico sul vero ruolo del Sud nel sistema Paese
Quattro direttrici di sviluppo e di integrazione nel perimetro della macroregione meridionale

Il puntuale contributo di Paola De Vivo sui temi dello sviluppo, pone un punto fermo nel dibattito sul Mezzogiorno sistematizzando (spero definitivamente) in termini teorici la necessità di avere politiche complementari per lo sviluppo del Sud: politiche di sostegno ai sistemi locali e, simultaneamente, politiche nazionali finalizzate alla crescita del sistema meridionale. Inoltre, questa impostazione va declinata all’interno della più ampia questione mediterranea.

Un regime di controlli e sanzioni sulle contraffazioni

manifesto contraffazioneL’industria locale deve aumentare l’innovazione nelle merci prodotte

L’abolizione, decretata dall’Unione europea, delle quote d’importazione contingentate per le merci provenienti dai paesi in via di sviluppo avrà pesanti ripercussioni sull’apparato produttivo locale e nazionale. Infatti, in Europa, i mercati locali saranno inondati di prodotti cinesi e indiani, a costo bassissimo, privi d’indicazione d’origine e spesso basati sulla clonazione di prodotti e marchi del design italiano. Quest’evento, dal lato del mercato, s’intreccia con un analogo processo, dal lato della produzione, che ha interessato il settore della meccanica strumentale, dove le aziende cinesi aggirano frequentemente le normative internazionali sul copyright, producendo macchinari ed utensili, non progettati in Cina bensì copiati da macchinari identici, prodotti da aziende nazionali, a costi sensibilmente inferiori perché, ovviamente, le spese in ricerca e sviluppo sono state sostenute dalle aziende truffate. A questi due fenomeni bisogna aggiungere anche l’ascesa dei cinesi sul mercato dell’elettronica e dell’informatica, mercato dove hanno acquisito il controllo della divisione personal computer dell’Ibm e detengono la seconda industria d’elettronica di consumo al mondo.

Pomigliano, dall’Alfasud all’auto globale

fiat-panda-2012-2Reportage. Veniva inaugurata 33 anni fa la fabbrica che avrebbe cambiato il volto industriale della Campania e dell’intero Mezzogiorno
Produceva l’auto per il nuovo ceto medio italiano. Oggi deve sfidare i colossi internazionali

Era un bellissimo giorno dell’estate del 1966 quando Giuseppe Luraghi, presidente dell’Alfa Romeo radunò il suo team di progettisti, i migliori disponibili, per comunicargli che il governo di centro-sinistra aveva dato via libera al progetto Alfasud. Fu così che Rudolf Hruska, un esperto progettista austriaco che aveva lavorato in Wolksvagen e Porsche, ebbe il compito di costruire uno stabilimento per produrre berline di cilindrata medio-alta (1200 cc) con forti innovazioni di stile e di tecnica.

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