Le Lettere del Presidente

Paolo new

Ho avuto modo di conoscere personalmente l’attuale Capo dello Stato negli anni novanta quando, nel governo Andreotti, era Ministro della Pubblica Istruzione.

Allora ero componente del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (CNPI) il massimo organismo collegiale della scuola da lui presieduto di diritto. Mattarella, impresse una decisiva accelerazione perché fosse approvata l’unica riforma di sistema che la scuola italiana ha visto fino ad oggi, la legge 148/90 riguardante gli ordinamenti della scuola elementare.

 

Una legge che a sinistra veniva vista con favore ma che al centro e a destra era tacciata di pansindacalismo, perché pensata a misura degli 80.000 insegnanti che in ragione del calo demografico stavano per perdere il posto di lavoro.

La legge prevedeva il superamento del mitico maestro unico di deamicisiana memoria, in favore di un team di 3 docenti su due classi (il modulo), un orario più lungo di funzionamento da 27 a 30 ore, una riarticolazione dell’orario settimanale dei docenti che passava da 24 a 22 ore di insegnamento e due di programmazione. Si affermava così che il lavoro docente comprendeva costitutivamente uno spazio di progettazione degli interventi didattici.

Cattolici e laici si confrontarono e si scontrarono a lungo su questa impostazione ed ebbero nel Ministro, cattolico e democratico, un punto di riferimento e di sintesi molto efficace. La riforma assestò al meglio lo spinosissimo problema dell’insegnamento della religione previsto dal Concordato che tanto divideva verticalmente il Paese.

Anche su questo punto Mattarella dimostrò equilibrio e saggezza in modo che le opinioni diverse non diventassero scontro ideologico.

Giova qui ricordare che il suo Capo di gabinetto era il Professore Alessandro Paino, uomo di vasta cultura giuridica e di competenza specifica pur non provenendo dal mondo della scuola. Oggi Paino è in corsa per diventare Segretario generale della Presidenza della Repubblica. Se questo avverrà si ricostituirà un binomio di sicuro successo.

Da Ministro della Difesa Mattarella abolì il vituperato ed inviso servizio di leva obbligatorio. Una misura incompiuta perché sarebbe stato il caso, in sostituzione, di rendere obbligatorio il servizio civile.

Mattarella, poi, è autore della legge elettorale che prevedeva collegi piccoli e uninominali in cui vinceva chi prendeva un voto in più dei suoi competitori, nota ai più come “Mattarellum”.

Il limite principale di questa legge, però, era quello di favorire i partiti territoriali come la Lega Nord, che fece il pieno di voti nel triangolo Lombardia, Piemonte e Veneto.

Oggi, dopo la “Monarchia” di Giorgio Napolitano, si dice che le istituzioni abbiano bisogno di un arbitro e non di un giocatore. Si dice arbitro ma si pensa a un notaio.

Occorre, quindi, un Presidente garante dei delicati equilibri statali in un momento di crisi economica irrisolta, di riforme istituzionali e costituzionali in itinere, di rapporti internazionali oltremodo delicati.

Il protagonismo del Capo dello Stato sarà inversamente proporzionale alla capacità del governo, delle forze politiche e del parlamento di affrontare efficacemente queste questioni.

Mattarella sicuramente contribuirà a stemperare l’annuncite del Presidente del Consiglio riportandola nel perimetro della dialettica istituzionale e sociale così come si conviene in una moderna democrazia.

PS. Auguri presidente, non dimentichi il mezzogiorno, e da siciliano abbia un occhio di riguardo per la bellissima e disastrata Napoli.

Prof. Paolo Giugliano

Già componente del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione.

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