«Je suis Charlie» la riflessione critica: Giuseppe Biasco

I valori non basta predicarli, ma occorre praticarli.

di Giuseppe Biasco, giornalista e ricercatore

 

biascoLa disumana violenza dei terroristi islamici a Parigi, a differenza dei drammatici attentati di Madrid del 2004 e di Londra del 2005, ha colpito molto l’opinione pubblica, che ha visto materializzarsi di colpo tutte le paure che da tempo sono agitate nella nostra vecchia ed impreparata Europa.

In questo drammatico frangente, per molti è risultato quasi logico che ad essere colpiti fossero dei giornalisti e disegnatori, conosciuti per le loro posizioni satiriche, improntate ad un laicismo irriverente che non è mai piaciuto nemmeno ai cattolici ed a tutti coloro che professano religioni monoteiste. A quei giornalisti si erano aggiunti i soliti ebrei, che nell’immaginario collettivo, insieme ai palestinesi, sono considerati le vittime naturali della guerra infinita tra arabi ed israeliani.

A pochi giorni di distanza dalla grande e coraggiosa manifestazione di Parigi, la paura ha preso di nuovo il sopravvento ed i provvedimenti che sono stati presi dai Ministri degli Interni e degli Esteri dell’Unione Europea sono stati improntati al, pur giusto,  rafforzamento delle misure di sicurezza, mentre sono state trascurate le politiche di intervento comune nei confronti della profonda crisi, bellica ed umanitaria, in cui versa il Medio Oriente. Il rischio che si tornino a commettere gli stessi errori del passato è molto alto.

Nessuno ha voluto correlare i fatti di Parigi con quelli di Londra e di Madrid e, difatti,  pochi hanno preso atto che, in questo decennio appena trascorso, gli errori commessi sono stati molti e gravi.

Da una parte la crisi economica ha portato alla crescita della disoccupazione in Europa, al blocco delle politiche sociali che hanno alimentato la rinascita di un nuovo nazionalismo, che vive dell’odio razziale, della emarginazione degli immigrati, della chiusura a qualsiasi dialogo tra culture diverse e che si nutre solo di paura.

La Francia di Le Pen  è contro l’Europa, contro tutti gli immigrati che tolgono il lavoro ai francesi. Ormai in Europa i movimenti xenofobi e fascisti sono presenti in forme diverse, ma uguali nella sostanza, in ogni Stato membro.

In che modo pensate che sia vista, dai paesi del Medio Oriente in guerra, la nostra decantata Europa dagli immortali valori democratici in cui si succedono giorno dopo giorno attentati alle Moschee e  dove ci sono manifestazioni e violenze contro gli immigrati. Una Europa che vede morire oltre 2.000 palestinesi a seguito dei bombardamenti degli israeliani, non interviene e non denuncia il nazionalismo religioso dello Stato ebraico?

Per non parlare degli errori storici delle nostre Nazioni, colonialiste e guerrafondaie.

La nostra cara Europa è la culla di una cultura umanitaria basata su i diritti e sulla tolleranza, ma è stata, ed ancora è, il luogo in cui tutto il male è stato pensato ed è stato realizzato. Basti pensare ai campi di sterminio ed ai massacri recenti in Bosnia ed in Cecenia, per non parlare del modo in cui sono state incentivate le “Primavere Arabe” e poi abbandonate all’insorgere dell’integralismo islamico. Il tutto nel contesto della devastante guerra in Iraq e la successiva fase di costruzione di un nuovo stato e del suo fallimento.

Dietro un male tanto grande, come quello commesso a Parigi, ci sono le nostre contraddizioni, i nostri errori e le nostre paure, usate strumentalmente dai nuovi e pericolosi nazionalisti. Hanno imparato da noi i giovani disperati assassini a cui la nostra civile Europa non ha saputo dare alternative.

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