Il crollo dell'economia campana e del Mezzogiorno.

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A seguito della pubblicazione del Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno riteniamo utile riproporre il documento offerto al dibattito del PD di Napoli redatto da Gianni De Falco e Giuseppe Biasco. In molti passaggi si rilevano analisi che anticipavano le conclusioni a cui è giunta Svimez. Il documento è del 20 febbraio us.

 

 

Non c’è lavoro senza sviluppo, non c’è sviluppo senza lavoro.

Bozza di documento del Forum del lavoro del PD di Napoli

a cura di Giuseppe Biasco e Giovanni De Falco.

 

 

1.1 La macro e la micro economia della Città Metropolitana.

 

Nel 2015 sono ancora visibili gli elementi critici che provengono dal processo di deindustrializzazione che ha caratterizzato lo sviluppo della Provincia di Napoli per oltre un trentennio a partire dall’inizio degli anni ’80.

Il Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno afferma statisticamente, per il sesto anno consecutivo, il crollo dell’occupazione e della produttività manifatturiera definendo tale fenomeno «rischio di desertificazione industriale», a nostro parere, arrivati alla sesta segnalazione non possiamo più parlare di «rischio» ma oramai di “dato strutturale”.

I tassi di disoccupazione sono sempre più elevati e preoccupanti, Napoli città, terza realtà urbana nazionale registra un tasso pari al  26,5% addirittura superiore alla media provinciale (25,8%) e con una forte caratterizzazione di genere (23,8% la disoccupazione femminile) e di generazione (51,7% la disoccupazione tra i 15 ed i 24 anni).

Questa situazione genera una totale sfiducia nei giovani in particolare e nei disoccupati in generale, rispetto alle politiche attive del lavoro ed alla sua ricerca. In Campania, riferendoci ai dati Svimez, la colonia dei NEET (giovani tra i 15 ed i 34 anni che non cercano attivamente lavoro e che hanno rinunciato anche a percorsi di istruzione scolastica e formativa) sono più di 600mila.

Il programma europeo Youth Guarantee, in Italia Garanzia Giovani, importante ed innovativo per il contesto europeo laddove sono forti i segnali della ripresa economica e produttiva, risulta praticamente inapplicabile nel meridione d’Italia laddove, invece, alla desertificazione produttiva non corrisponde nessuna alternativa economica ed occupazionale.

Il sistema economico metropolitano resta, quindi, condizionato da gravi livelli di irregolarità, tra questi il lavoro sommerso e nero, che sono ritenuti “utile rifugio”, sia per quelle imprese e quei lavori che sfuggono alle alte tassazioni che gravano su imprese e lavoro, sia per quelle imprese che svolgono attività illegali. Recentemente è stato stimato il peso di questa economia dell’irregolarità su quella regolare al 33,5%.

Questo dato dimostra il fallimento di tutte le politiche attivate nel decennio passato sulle differenziazioni contrattuali poste in essere, partite Iva, Cocopro, Cococo eccetera, poiché in una realtà in cui è endemica la disoccupazione, non è la flessibilità delle regole che consente l’emersione dell’economia sommersa.

Il PIL territoriale continua nella sua discesa (-2,1% rispetto al 2013), inarrestabile, da quasi quindici anni collocando Napoli al terzultimo posto tra le 10 città metropolitane nazionali.

Il PIL pro capite (16.200 euro) ci colloca agli ultimi posti tra le 103 province nazionali (Città Metropolitane comprese).

Registriamo una percentuale di famiglie povere tra le più alte d’Italia (23,1%).

L’allargamento dei divari, anche sociali, con gli altri territori configura tali mutamenti in maniera strutturale ed impongono risposte organiche che vadano anche oltre l’attuale crisi. Non bastano, quindi, interventi legati alla congiuntura ma occorrono politiche  di sviluppo che creino il lavoro, poiché la realtà territoriale non è in condizione, da sola, di attivare tali intense iniziative economiche in grado di immaginare strategie che portino a maggiore occupazione.

Alla Città Metropolitana di Napoli, che si affaccia al 2015 nella sua nuova dimensione amministrativa, non mancano, dunque, problemi al dispiegamento della competitività.

 

2.1 Mercato del lavoro: giovani, donne, disabili.

 

I dati hanno già evidenziato la grave situazione occupazionale in cui versa l’Area Metropolitana di Napoli. La disoccupazione nel nostro territorio è stata sempre presente, come un male endemico della nostra società, ma quello che caratterizza questa fase è la sua particolare composizione sociale.

Infatti, nel dato complessivo della disoccupazione spicca il considerevole peso, oltre il 30%, degli iscritti al collocamento speciale, e al collocamento previsto ai sensi della legge 68/99, persone con disabilità.

L’avviamento al lavoro di queste persone nella nostra realtà è stato sempre molto basso, con la crisi e con i provvedimenti presi dal Governo in merito all’obbligatorietà di assunzione di disabili il dato si è praticamente azzerato.

L’altra componente che caratterizza la nostra disoccupazione è quella rappresentata dai giovani in età tra i 15 e i 34 anni. La dimensione del fenomeno è caratterizzata da una forte componente di soggetti che hanno perso qualsiasi speranza di trovare lavoro, in più questo fenomeno ha riattivato forti tendenze migratorie che riguardano, sempre di più, giovani con notevole preparazione culturale e professionale.

L’intervento di Garanzia Giovani, che intendeva promuovere politiche attive del lavoro, sta producendo risultati di scarsa o nulla entità. La ragione di questo fenomeno è da individuarsi, prima ancora che negli strumenti, nella gravissima crisi del sistema economico locale che ha prodotto una tale quantità di perdita di posti di lavoro che non ha eguali nel panorama nazionale.

L’altra faccia di questo grave fenomeno di disoccupazione giovanile è rappresentato dall’alto numero di lavoratori che hanno perso la propra occupazione e sono assistiti dalle diverse forme di integrazione salariale previste dall’attuale ordinamento del Mercato del Lavoro (Cig, Cig in deroga, Mobilità).

Il volto vero di questa drammatica situazione è rappresentato dall’alta percentuale di disoccupazione femminile, che indipendentemente dall’età, costituisce il più consistente gruppo di inoccupati e colloca questo territorio e questa regione tra le ultime d’Europa.

Il Mercato del Lavoro meridionale, e napoletano in particolare, resta rinchiuso in una forte condizione di irregolarità che, spesso, sfocia apertamente in condizioni di illegalità. Ad oggi nessuna azione legislativa e/o normativa è valsa al recupero di questa situazione.

La crisi economica ha fortemente contribuito ad acuire questa condizione e la “frantumazione imprenditoriale” e la piccola e piccolissima dimensione d’impresa ha condotto alla “immersione” nel mondo dell’irregolarità e del “nero” di numerose imprese alimentando, quindi, questo fenomeno.

Questo è uno degli evidenti limiti della crescita e dello sviluppo del nostro territorio, occorre, soprattutto in questa fase, una forte iniziativa delle Istituzioni Locali, della Camera di Commercio e della Prefettura che, con una azione congiunta, mettano in atto attività di contrasto, da una parte, e di sostegno alla emersione, semplificando al massimo la burocrazia per le pratiche legate alla creazione d’impresa, immaginando nuovi percorsi per l’erogazione di finanziamenti e l’accesso al credito.

In quest’ottica il PD deve dare un segnale chiaro e definitivo sulle richieste dei disoccupati organizzati. Il limite fondamentale che il MdL ha registrato in Campania negli ultimi trent’anni è stata la presenza di associazioni di disoccupati organizzati che hanno preteso e monopolizzato interi cicli di assunzioni nell’ambito del pubblico impiego, delle società in house degli enti locali e della cooperazione sociale.

In una condizione di estrema difficoltà del sistema economico e sociale locale, non è più possibile assecondare richieste di assistenza improduttiva che impediscono trasparenti attività di gestione del Mercato del Lavoro.

Questi due elementi, il contrasto al lavoro sommerso e la fine della gestione monopolizzata del MdL sono le precondizioni necessarie ed indispensabili per poter riprendere un credibile percorso di creazione di lavoro attraverso politiche di sviluppo.

 

2.2 Mercato del lavoro: lo Jobs Act.

 

Le recenti decisioni del Governo, in materia di lavoro (Jobs Act), non ancora completamente definite sul piano attuativo, rappresentano, indubbiamente, un cambiamento sul piano del diritto del lavoro. Tuttavia, questo strumento, riguarda soprattutto la regolazione normativa dei rapporti contrattuali, senza che siano previste vere e proprie politiche attive per la creazione del lavoro.

Il nuovo strumento normativo sul lavoro può risultare utile laddove è forte il settore manifatturiero in cui è possibile indirizzare la crescita economica anche attraverso nuova occupazione.

Purtroppo nell’area Metropolitana di Napoli, e nel Meridione in generale, in presenza di un crollo del sistema manifatturiero, che ha trascinato il PIL ai livelli più bassi mai registrati, la nuova legge può risultare inefficace alla creazione di nuova occupazione.

Quando si registra il 25,8% di disoccupazione e l’indice manifatturiero è la metà di quello del Nord del Paese, non bastano nuovi e diversi contratti di lavoro perché, nella realtà, è il lavoro che manca.

 

3.1 Lo sviluppo locale

 

Le trasformazioni amministrative in atto, che vedono la cancellazione della Provincia, la creazione di una Città Metropolitana che non ha nessuna caratteristica amministrativa vera ma si propone come “consorzio” amministrativo incapace, dunque, di creare condizioni di governo locale, l’impossibilità di spesa dei Comuni limitata per le condizioni imposte dal “patto di stabilità”, creano le condizioni che impediscono qualsiasi forma di politica per lo sviluppo locale.

Occorre quindi una politica nazionale che riprenda i temi dello sviluppo del Mezzogiorno come prioritari e determinanti per la fuoriuscita dalla crisi economica dell’intero Paese. Immaginare un intervento per la creazione del lavoro nel meridione non significa riproporre politiche superate di “interventi straordinari” per il Mezzogiorno, ma definire che la crescita economica e sociale del sud rappresenti il meccanismo attraverso il quale è possibile stabilire una crescita equilibrata e costante dell’intero paese.

Le vecchie ricette suggerite per anni per lo sviluppo meridionale (Turismo, Logistica, Infrastrutture, manifatturiero, e così via) non hanno prodotto i risultati auspicati, innanzitutto perché applicati poco e male con inutile sperpero di danaro pubblico e rappresentano, oggi, soluzioni insufficienti alla gravità dei problemi occupazionali che si registrano nella nostra realtà meridionale.

Si tratta, quindi, di individuare una nuova strategia e nuovi settori su cui puntare per aggregare la realtà economica, culturale e sociale del territorio.

Il PD di Napoli deve essere l’agente sociale e politico dello sviluppo dell’Area Metropolitana, promuovendo un nuovo patto tra produttori, una forte innovazione sul piano delle istituzioni locali per reperire finanziamenti e creare le condizioni per intercettare gli investimenti necessari a che insieme allo sviluppo cresca l’occupazione.

Il Partito Democratico dell’Area Metropolitana, per contribuire alla elaborazione di una strategia per lo sviluppo e l’occupazione, deve darsi il compito di organizzare una “Conferenza programmatica”, che raccogliendo le istanze della società civile, del mondo del lavoro, dell’impresa e della cultura, costruisca una credibile e concreta iniziativa politica per fornire le risposte necessarie per creare nuova occupazione a Napoli ed in Campania.       

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