Paris en vie, ma ville, notre ville.

di Gianni De Falco

 

Il “Chant de guerre pour l'armée du Rhin” (Canto di guerra per l’armata del Reno) fu cantato per le strade dai volontari (fédérés) provenienti da Marsiglia al loro arrivo a Parigi. Presso i patrioti marsigliesi il canto aveva raggiunto grande popolarità nel mese precedente. Il 22 giugno 1792, nella loro città, un Giacobino di Montpellier lo aveva intonato, «subito seguito dal coro dei marsigliesi». L'inno fu il segno distintivo dei fédérés, quando questi raggiunsero Parigi nel mese di luglio, contribuendo all'abbattimento della monarchia, e il Chant diventò noto come La Marseillaise.

Il “Chant de guerre pour l'armée du Rhin” nacque su commissione del barone Dietrich a seguito della dichiarazione di guerra della Francia all’Austria (1792). I versi di Joseph Rouget de Lisle si accompagnano ad una musica la cui attribuzione è ancora controversa, anche se nel 2013, quindi molto recentemente, si è avanzata l’ipotesi di una costruzione musicale sul “Tema e variazioni in do maggiore” (1781) di Giovanni Battista Viotti, musicista di corte a Parigi e fuggito dalla Francia in rivolta nel 1792. Il “Chant” ha una melodia “i-den-ti-ca” al “Tema” di Viotti e quindi la forte resistenza ad attribuire la costruzione musicale si riconduce a due elementi per così dire “insuperabili”: il primo, il musicista aveva vissuto e lavorato alla corte di Francia che la Rivoluzione voleva abbattere; il secondo, il musicista era italiano, un “difetto” imperdonabile per i francesi!
Il “Chant de guerre pour l'armée du Rhin - inno di guerra dedicato al maresciallo Luckner” fu, come già detto, adottato dai rivoluzionari di Marsiglia e ben presto rinominato, appunto, come “La Marseillaise” anche perché sia il Maresciallo Luckner sia il barone Dietrich passarono a “miglior vita” per volontà del popolo con l’applicazione di un Decreto dell’Assemblea Nazionale del 1789 voluto dal deputato dottor Joseph-Ignace Guillotin (mi ricorda qualcosa...). L’adozione del titolo “La Marseillaise” cancellava, quindi, scomodi ricordi.
“La Marseillaise” rappresentò, quindi, il canto che accompagnò la rivoluzione e che oggi è l’inno nazionale francese, allo stesso modo il trinomio “liberté, égalité, fraternité” coniato dai club parigini durante la Rivoluzione esprimeva gli ideali di rinnovamento politico e sociale, una indicazione di contenuti politici irrinunciabili per un Paese democratico; come tale fu popolare anche nei paesi conquistati dai Francesi e ripetuto, anche con qualche variazione, su molte bandiere nazionali. Sono a fondamenta di ogni Paese democratico e liberale.
Liberté, égalité, fraternité sono tre aspetti che le popolazioni conquistate dai terroristi dell’Isis non conosceranno mai. “Peur, terreur, esclavage”, paura – terrore – schiavitù, queste le parole che potranno essere collocate sulle bandiere nere dell’Isis. Una organizzazione di barbari, capace di abbattere monumenti e simboli di una intera civiltà, non solo occidentale, di uccidere tutti coloro che non la pensino come loro in modo orribile; utilizzare ai propri fini di “pubblicità” mediatica giovani occidentali e perfino bambini
Ma l’aspetto più insensato di questi eventi è legato proprio alla partecipazione ed alla condivisione degli “ideali” barbari di ragazzi e ragazze occidentali che, in tanti, sono stati intercettati e rimandati ai propri Paesi. Inglesi, irlandesi, tedeschi, italiani e francesi. Spagnoli, belgi e anche dell’est europa.
Cosa unisce questi giovani nella decisione di aderire a questo progetto? Quale disagio determina queste scelte? Non è forse la mancanza di ideologie nuove? Le crisi sociali e le nuove povertà che imperversano in occidente?
Bisogna necessariamente interrogarsi su questi temi e al più presto trovare risposte sensate e, soprattutto, utili a trovare soluzioni.
Intanto l’Isis si alimenta con interventi più o meno palesi degli Emirati Arabi, dell’Arabia Saudita e di altri Paesi che nella destabilizzazione dell’occidente vedono l’affermazione di un movimento islamico estremista e terrorista.
L’immagine dei tifosi nei corridoi dello “Stade de France” che cantano il “Chant de guerre pour l'armée du Rhin” (“La Marseillaise” ) è l’anticipazione pacifica di una popolazione europea che pur intonando un canto di guerra si mobilita per affrontare questa “guerra” di civiltà con le sole “armi” della cultura. Le uniche che conosciamo.

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