NO alla guerra!
Ospitiamo l'articolo di Giuseppe Biasco, direttore di "Libertà&Lavoro"
NO ALLA GUERRA!
Di Giuseppe Biasco
Al terrorismo non si risponde con una dichiarazione di guerra! La storia non ha insegnato nulla al Presidente della Repubblica Francese François Hollande! La prima guerra mondiale fu scatenata da un attentato terroristico in cui morirono il Granduca Francesco Ferdinando d’Austria e sua moglie a Sarajevo il 28 giugno del 1914.
Da quell’insano gesto, dopo 44 anni di pace, l’Europa trascinò il mondo intero in una guerra devastante senza fine. Iniziò in questo modo quel lungo periodo di guerre e distruzioni, di stragi e devastazioni che in 30 anni segnarono il destino di interi popoli europei con decine e decine di milioni di morti e che terminò nel 1945. Milioni di persone che perirono a seguito di una guerra infinita seguendo un’assurda ideologia nazionalista che si basava solo sulla forza e la violenza. Da allora, a partire dal 1950, l’Europa vive una pace duratura che le ha consentito di raggiungere traguardi ambiziosi di libertà, di democrazia, di progresso sociale e sviluppo economico. Oggi sembra quasi essere tornati a quel 28 giugno del 1914 in cui tutto l’odio accumulato dal veleno nazionalista esplose in una violenza senza ragione e senza necessità. Il vento del nazionalismo ha ripreso a soffiare con forza, alimentato dalla paura, dall’ignoranza e dai pregiudizi; troppi sono i conflitti locali che si stanno sviluppando attorno ai nostri paesi europei, troppe sono le organizzazioni politiche che vivono della paura, dell’ignoranza e del pregiudizio dei cittadini europei che invece di trovare la strada del confronto e del dialogo hanno imboccato il vicolo cieco della chiusura e dell’odio. Hollande sbaglia, di fronte agli attentati che sono avvenuti a Londra, a Madrid, a Bruxelles e in tante altre circostanze in Europa le risposte che si sono registrate sono state dure, ma non tali da mettere in discussione la civile convivenza e le libertà democratiche sancite dalle Costituzioni di quei paesi; eppure quegli attentati furono devastanti e provocarono un numero di morti notevole e precipitarono quelle comunità nel dolore e nell’affanno. Non è stata cambiata la costituzione americana, anche se Bush dopo l’attentato alle Torri Gemelle, ha risposto con una guerra che da 14 anni insanguina il Mediterraneo. Dal 2001 ad oggi viviamo dentro una guerra che si allarga ogni giorno di più e dalla quale non siamo capaci di dare una risposta di civiltà e di cultura. Nelle ore immediatamente successive al gravissimo attentato di Venerdi 13 novembre a Parigi, tutti affermavano che i terroristi non ci avrebbero fatto cambiare il nostro modo di vivere, dopo solo pochi giorni quella affermazione appare come una disperata illusione, più utile al tentativo di innescare una rimozione generale di quanto accaduto per poter elaborare un lutto collettivo difficile da immaginare in quelle ore. Di fronte alle dure posizioni di Hollande oggi siamo certi che i terroristi di Parigi hanno raggiunto il loro obiettivo, quello di precipitare l’Europa in una guerra in cui rischia di crollare il grande sogno di Altiero Spinelli e Jean Monet della costruzione di una federazione europea libera, democratica e pacifica, patria di tutti per assicurare un futuro diverso e migliore a tutti i popoli del mondo. Un socialista, non si sarebbe mai comportato come François Hollande! Non è la repressione, è la limitazione della libertà a costruire più sicurezza per i cittadini; è l’esatto contrario! Sono i cittadini i protagonisti principali della loro sicurezza, nel momento stesso in cui diventano non gli oggetti di una politica, ma i soggetti per la difesa della libertà e della democrazia del proprio paese e della propria cultura. Senza democrazia non c’è sicurezza. Mai come in questa fase il dibattito che deve essere aperto è quello che non si deve in nessun modo rinunciare ad allargare gli spazi della democrazia, perché la democrazia non si baratta per la crescita economica o per rassicurare popolazioni impaurite e sconvolte da assurdi, inutili e disperati atti di terrorismo. Mai come in questo momento c’è bisogno del mondo di democrazia e socialismo; libertà e progresso civile, pari opportunità e riscatto sociale, libertà dal bisogno, autodeterminazione dei popoli. A 100 anni dall’inizio di quella guerra mondiale, tutti danno per scontato che la pace sia un bene definitivamente acquisito; non è mai stato così! Per avere la pace bisogna lavorare ogni giorno per la pace. Il miglior modo per ricordare tutti coloro che sono caduti sotto il fuoco delle armi dei terroristi è quello di lavorare per la pace, perché tutti quei caduti erano persone che vivevano in pace una serata tranquilla.