Le nuove date per le iniziative Incontri IRESLe nuove date fissate sono:
Mediterraneo: Mare nostrum, Mare mostrum. Culla di cultura e sviluppo o confine di morte. («Sempre il mare, uomo libero, amerai!» da L'uomo e il mare di Charles Baudelaire). 19 gennaio 2017. Ore 9,30 - 13,30. Sala Convegni della Biblioteca di Area Umanistica dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II". Piazza Bellini, 56. Napoli.
L’Europa dei Popoli, della Troika e delle Elites. Costituzione o declino. 9 febbraio 2017. Ore 9,30 - 13,30. Sala Convegni della Biblioteca di Area Umanistica dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II". Piazza Bellini, 56. Napoli. Gli 80 anni di Nando Morra.Il giovane sindacalista Nando Morra. di Gianni De Falco, direttore Ires Campania.
«I riflessi della grande mutazione in atto nella società italiana nei primi anni settanta – scrive Antonio Ghirelli nel libro “Napoli operaia” - si fecero sentire anche a Napoli dove il sindacato e la Camera del Lavoro, guidata nell’ordine da Peppino Vignola (recentemente scomparso), poi da Nando Morra e ancora da Silvano Ridi, consegue risultati di grande rilievo: l’abolizione delle gabbie salariali, l’intesa sulle pensioni, la lotta contro il sotto salario e il rincaro delle tariffe elettriche, l’accordo sulle quaranta ore e sul costo del lavoro, la graduale soluzione delle non lievi difficoltà all’Alfa Sud di Pomigliano». Con l’approvazione dello Statuto dei Lavoratori l’attività sindacale registrò una improvvisa ripresa così da riportare una vivace presenza all’Aerfer di Pomigliano dopo ben quindici anni di assenza e, nonostante la strenua resistenza dei Signorini, anche la Cirio vide la ripresa di una presenza sindacale che in breve tempo divenne una roccaforte della Cgil. «Con le nuove condizioni di tutela che la legge 300 offriva – come ricorda Antonio Lombardi nel libro di Matteo Cosenza “Il Riscatto” - si avviò un ricambio continuo in ingresso e uscita di dirigenti sindacali che creò occasioni politiche nelle fabbriche e contribuì a uno scambio di esperienze che arricchirono la Cgil». Nando Morra Segretario generale della Camera del Lavoro arriva a questa carica proprio grazie a quel ricambio e a quelle esperienze del post legge 300. Non arriva per “grazia ricevuta” (indicazione) dalla politica ma dall’esperienza di sindacalista in Enel, è anche il più giovane dirigente camerale. È anche giornalista, fin dai 16 anni nella redazione de l’Unità. Gli anni della dirigenza Morra non furono anni facili, anzi. Il clima nazionale è teso e il rischio di un’involuzione democratica è più che concreto. La rivolta per Reggio capoluogo, la bomba alla Banca dell’Agricoltura a Milano, la strategia della tensione, la crisi petrolifera e del dollaro creano condizioni devastanti per l’economia nazionale. Si pongono le basi per una stagione irrequieta e pericolosa sospesa tra grandi speranze di rinnovamento e velleitarie voglie di rivoluzione che sfoceranno nel terrorismo. Tuttavia il 1970 rappresenta una spinta epocale in avanti. Nasce in questo periodo la “Vertenza Campania”, il retroterra culturale e politico si ritrova nelle posizioni unitarie di Cgil, Cisl e Uil che, per la prima volta dal 1948 festeggeranno il primo maggio insieme. Il sindacato avverte il pericolo di interventi che seguono l’emergenza e l’esigenza di darsi una strategia di ampio respiro che superi, per esempio, «l’asfittica contrapposizione – ricorda lo stesso Nando Morra nel libro “Il Riscatto” - tra aree interne e aree esterne che per anni aveva offerto alla politica la possibilità di politiche e poteri completamente estranee agli interessi dei lavoratori e dei cittadini». Il 1973 è un anno tristissimo per Napoli, la città è travolta, come tutte le grandi città, dalla prima crisi petrolifera e, per ironia della sorte, dalla piaga (biblica) del colera. È un periodo nel quale l’emergenza è continua, ma il sindacato di Nando Morra l’affronta stando per le strade, nei luoghi di lavoro, con i lavoratori e con i cittadini evitando sempre il peggio. I comizi si improvvisavano spesso sui camion e la voce dei dirigenti sindacali è autorevole e si batte per l’occupazione, per lo sviluppo. Il segretario della Camera del Lavoro di Napoli Nando Morra si batte, spalla a spalla, con la Cgil Regionale perché Napoli non è soltanto Napoli, Napoli è la Campania, Napoli è il Sud, Napoli è il Mezzogiorno. La Vertenza Campania sfocia in una grande manifestazione sindacale ad Avellino con Luciano Lama, Bruno Storti e Ruggero Ravenna e, soprattutto con la presenza di centomila lavoratori. «Non solo gli operai lottavano per contratto e lavoro ma lo facevano i disoccupati di Napoli, i giovani, i braccianti, le masse povere della Campania avevano finalmente un riferimento certo, insieme dovevano lottare per lo sviluppo, per l’occupazione, per il cambiamento, facendo leva sul movimento sindacale» (Nando Morra in “Il Riscatto”). La Vertenza Campania, che segnerà profondamente il periodo della direzione Morra (che vivrà per un periodo anche sotto scorta per via di vari tentativi di “infiltrazione” della camorra e del movimento dei disoccupati per il controllo del mercato del lavoro), mette in campo un movimento di massa che tocca le grandi e piccole città della regione, mobilita centinaia di migliaia di lavoratori e ritmata da una serie di scioperi generali con manifestazioni che anche la grande Piazza del Plebiscito stenta a contenere. La Vertenza però genera anche difficoltà di rapporto con le altre regioni meridionali che montano una forte critica e si avvia ad un tramonto certo che, però, Morra non vedrà perché nel 1974 va alla Fiom nazionale che chiede insistentemente un quadro meridionale e lo vuole da Napoli. Nando Morra lascia la Camera del Lavoro. Conclusa la sua esperienza sindacale Nando, uomo di cultura, ha ripreso la sua attività lavorativa in Enel per dieci anni (fatto più unico che raro) e di giornalista ed ha, per anni, presieduto la Lega delle Autonomie locali e l’Ente Mostra d’Oltremare, fino al 2012 inaspettatamente destituito dal sindaco De Magistris. È Commendatore, Ordine al merito della Repubblica Italiana. Un titolo inusuale per un sindacalista, non per Nando, da molti indicato Gentleman del sindacato e, per chi lo conosce, mai definizione fu più appropriata. Non ha mai smesso di partecipare attivamente alle iniziative sindacali e culturali. Personalmente gli sono molto grato perché ha seguito alcune iniziative che Ires Campania ha realizzato sulla rilettura di episodi storici e politici nazionali e napoletani. A proposito, voglio ricordarvi che il più giovane dirigente della Camera del Lavoro compie ottant’anni. Ci crederà nessuno? A me sembra improbabile. Auguri e lunga vita. AVVISO iniziativa Penso… dunque Sono. Percorsi di discussione, confronto e riflessioneIn relazione alla nostra precedente comunicazione. Vi informiamo che abbiamo convenuto con la CGIL Camerale, che, per evitare l'accavallamento di iniziative già programmate sui temi dell'urbanistica (città metropolitana compresa) e sulla Riforma Costituzionale i primi due incontri previsti per il 18 ottobre e 27 ottobre saranno differiti e concordati con la struttura confederale. Ci scusiamo per il disguido e vi comunicheremo tempestivamente eventuali aggiornamenti rispetto alla programmazione prevista. Vi comunichiamo, invece, che gli appuntamenti per i due incontri previsti per l'8 novembre e per il 22 novembre rientranti nelle attività di aggiornamento e formazione gratuite dell'Ordine dei giornalisti della Campania sono confermati. Si svolgeranno rispettivamente dalle ore 9,30 alle ore 14,00 presso la Sala Convegni della Biblioteca di Area Umanistica dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II". Ricordando Peppino VignolaPeppino Vignola, l’uomo dell’autonomia sindacale. di Gianni De Falco, Ires Campania.
Peppino Vignola diviene segretario generale della Camera del Lavoro di Napoli nell’ottobre del 1964 dopo l’esperienza di segretario generale della Camera del Lavoro di Salerno alla quale arrivò dopo un’esaltante stagione nel sindacato dei braccianti. In gioventù la sua esperienza politica lo portò a diventare segretario di Giorgio Amendola, all’epoca sottosegretario nel Governo De Gasperi. Il suo impegno come segretario a Napoli coincise con tempi difficili: l’autunno caldo; le violenze fasciste e il terrorismo nero; i prodomi del terrorismo rosso; l’inizio della deindustrializzazione. Tuttavia, in generale, il sindacalismo partenopeo attravarsò un periodo particolarmente felice legato al ridisegno organizzativo sul territorio con la nascita dei Consigli di Fabbrica e la costituzione della Cgil Regionale; la nascita degli stabilimenti Alfa a Pomigliano d’Arco, della Fonderia Partenopea a Caivano, della Finac ad Arzano e l’entrata in produzione della Merisinter; l’approvazione del PRG dell’area ASI di Napoli. Peppino va ricordato, comunque, per l’aspro confronto che dovette subire sia con la Cgil Nazionale sia, soprattutto, con il PCI partenopeo e nazionale. Motivo del contendere la sua decisione di organizzare il primo maggio 1967 senza corteo che, a suo dire, era diventato una “parata politica” senza lavoratori ed operai. La Festa del lavoro andava restituita al sindacato e, appunto, ai lavoratori e agli operai. Convocato in Via dei Fiorentini dal segretario provinciale PCI Antonio Mola e da quello regionale Massimo Caprara fu informato della contrarietà del partito a questa iniziativa, il buon Gerardo Chiaromonte lo informò che «anche Giorgio (Amendola, ndr) ti fa sapere che non è d’accordo». Peppino sostenne le sue ragioni. Tornato in sede a Via Costantinopoli fu raggiunto da una telefonata di Rinaldo Scheda della segreteria nazionale della Cgil che, con maggiore prudenza, chiese spiegazioni all’isolato segretario napoletano. Alla fine del colloquio, che immaginiamo lungo e difficile, Scheda appoggiò la proposta solidarizzando col povero Vignola.
La Festa del lavoro fu organizzata nella Villa Comunale di Napoli con discorso sindacale, mostre e spettacolo. La risposta del PCI fu durissima: poche persone nel parco, nessuno visitò le mostre e solo qualcuno in più assistette allo spettacolo di Miranda Martino. Non solo, la cosa non finì solo con l’inatteso flop, Peppino fu convocato alle Botteghe Oscure! A Roma dovette vedersela con Giorgio Napolitano, Ferdinando Di Giulio, Massimo Caprara, Rinaldo Scheda e Luciano Lama. Il piccolo (solo fisicamente) Peppino non retrocesse di un palmo e nel libro di Matteo Cosenza “Il Riscatto”, edito per il centenario della Camera del Lavoro di Napoli, dichiara «ricordo, io andai per la mia strada. Quella scelta voleva essere un tentativo di rottura di sistemi superati e soprattutto un’occasione per rivendicare l’autonomia del sindacato … non più rinviabile nella sua attuazione». Alla fine del suo mandato il nuovo segretario della Camera del Lavoro divenne Nando Morra interrompendo, in questo modo, una storica serie di segretari provenienti dall’esterno e indicati dal PCI. Morra rappresentò una svolta, un segretario cresciuto in fabbrica e nel sindacato. La lotta ed i sacrifici di Peppino non furono quindi spesi invano. La linea dell’autonomia, tanto difesa da Vignola, vinse nonostante l’impari confronto. Peppino Vignola fu anche il sostenitore della riunificazione del sindacato camerale e categoriale in un unico edificio per rispondere alla esigenza di un controllo più “vivo” ed una vita più partecipe dell’organizzazione oltre che a un più funzionale rapporto tra sindacato e lavoratori. Individuò come soluzione l’edificio della ex Banca di Calabria in Via Depretis e avviò una sottoscrizione pubblica per realizzare questo nuovo cambiamento logistico/organizzativo. Bisognava però regolare i rapporti con il vecchio proprietario di Via Costantinopoli, Achille Lauro, che chiedeva una buonuscita per il restauro della sede dopo anni di affitto a cifre simboliche. Impegnato alla ricerca di finanziamenti Vignola avviò con il figlio del comandante, Gioacchino, una estenuante ed improduttiva trattativa (come ammise lui stesso «me lo giravo come volevo…»)che si concluse per l’intervento diretto e perentorio del comandante che, da una parte rimbrottò severamente il figlio (solenne cazziatone) e, dall’altra, ottenne cinque milioni per la ristrutturazione della sede. Dopo l’esperienza napoletana Peppino Vignola si trasferì a Roma nella Segreteria nazionale della Cgil. Per un breve periodo poi tornò a Napoli nella segreteria regionale della Cgil. Seguirono poi le tappe politiche con l’elezione nella VIII e IX legislatura alla Camera dei Deputati e nella X legislatura al Senato della Repubblica. |